La risacca vi ha restituito solo

qualche frammento colmo di colore:

frammenti dei fratelli, sposi dell’estate

allevata in sé come regina

del mattino

quando al sommo si aprì una fessura

dilagando nel sogno e spalancata

la carnale tentazione di cadere,

dilatò nelle pieghe delle vesti

la coscienza scura

 

Fu la notte in cui vi cadde il cielo

nella soffice buca sulla terra

Neppure l’erba alta vi ha nascosti

nelle veglie più domestiche

 

quando avete smesso di mangiare con la luce

foderato le finestre a carta nera

eravate l’uno stretto all’altro nel silenzio

e con un fremito lieve alle radici

tra il bianco e il candido

 

salivate alla gola coi nomi degli odori

frusciando nel buio della stanza quasi ciechi

come dopo un acquazzone nella foresta fitta

imparando a riconoscere la scimmia

dalle foglie con la tigre contro gli alberi

ed un nome Condiviso

 

con l’alito di vento vi ha salvato,

più che la vista, la fragranza del celeste

Ed ora, con le mani sporche di pittura

appoggiate alla spalliera di una sedia

tra la tenerezza e la paura

 

è come se da un momento all’altro voi

poteste respirare con l’odore al seno

a prender forma di mammiferi ancestrali

accendendo quella lampada sul viso

con la forza della nostalgia

 

dipingendo tra sussurri le radici

coi frammenti dei fratelli per tornare

a quel che non c’è più, salvando i piedi,

nell’odore celeste e grato di un giardino

piantato ancora dentro, prima della Storia:

è qui che sporge un’erba, è qui che canta.

Paul_Gauguin_Noa_Noa