Con le fiaccole negli occhi tra le file
di case e matrioske nelle mani
della notte muovi tutto se ti fermi
senza mentire tradizioni ed i miei fiori
con l’acqua pari a stelle nelle vene
non finiscono col noi e le radici
fanno oscillare il suolo senza fine
dove riposeremo in un’offerta
con gli effetti ontologici dell’eco
riparando i lamenti delle gole
con le corde trattenute nelle mani
come un liutaio sente dei violini
i sospiri lungo i vicoli del legno
e va togliendo polvere alle cose
con l’odore del pensiero. E così sia
il Nome dell’estate in cui si taglia
il frutto sulla cima della cassia
strappando il velo dell’ottava ora:
avremo nervi nuovi e nuovo cuore
accettando di non saper più niente
senza aspettarsi nulla varcheremo
il totalmente insuperabile del senso
fino a dove le nostre mani vedono
e l’occhio può toccare uno spiraglio
accostandosi alla pietra più nascosta
sigillando questa carne nel profondo