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Sposami ancora questa notte
ogni notte che rimane nuda sposami
nel circo sacro della pelle che cerchiamo
in quella musica perpetua del pensiero
se il dolore delle spine è nutrimento
nel gioco d’archi a sesto una dimora
è il brivido che s’acquatta nella schiena
per l’amore che non vive senza rose
tra le ali e gli alberi dell’anima
abbiamo petali bagnati di visione
e tenerezze nel cuore silenzioso
schiuse gemme solitarie i nostri semi
nello stato di chi ama il delirio delle stelle
al ritmo elementare del tamburo
per guadi stretti
dove l’acqua scorre densa
sul percorso ritagliato nella carne
della nostra futura Madre sono i fiori
con la parola aperta delle cime
allo stesso modo un uomo
e la sua sposa sentono la vita
bisbigliare. con lo stesso sole
distaccarsi la preghiera che rientra nell’eterno
cercando i verbi all’infinito
imparammo ad amare
fino a partorire
la mano aperta di un bambino
con la rosa
dentro gli alisei e le sue gambe
che spingono nell’aria
lo scatto del respiro come un’onda
in cerca dell’uscita tra le cose
nel velo più bello al suo dolore