Salendo le scale del condominio
di tante esistenze, è da sotto le porte di casa
che scivola ed esce la famiglia riunita
con l’odore dei tortellini tra i piani
confondo il mio solo di latte
nella tazza all’adagio di Mahler
tocco di nuovo la terra nella mia stanza
allargo le braccia come fossi un uccello
e l’incenso per fare domenica, l’altra metà
del cielo la forza è ballare tra bestie
del passato a fermare il dolore. E’ resilienza
a volte la sera rotolar giù dal letto
per quell’unica fioca candela,
da basso dove viene la musica,
a piedi nudi in giardino bagnarsi
con le sagome nere degli alberi
fare quel passo e un ritmo di_verso
danzare nel chiaro del legno e l’erba per fiume
lasciarsi rivivere, sentirsi a casa
tra gli abeti e la ripida sporgenza del Natale :
le pareti sono nude, le finestre le radici
una dentro l’altra trasparenti sono tre
e una pozza di luce al davanzale
è vederti bianca nel buio della mente
tenere insieme il mondo
col nostro più antico theremin
fino ai rami fino alla chioma
assorbiamo la pioggia suonando
toccandoci senza le mani
“né legno né corde né crine”
Con l’aria siamo vicine coi seni
che mi hanno fatto crescere
mangeremo la luce agli odori.