Non so la radice divina che tocchi

il limite matematico a dimora

solo un canto in lingua Sacrale

parole strette  come un osso leggero

nell’orgasmo di petto alla gola

pronto a rinascere

su frori prus bellu

“sta nella ferita  d’assenza

– mi dici- l’amore

nell’ombra chiara

delle prime rose”

Sta dove il dolore mi trasforma

le ossa nella tua guarigione

sa petza esposta al canto,

i seni  in rose, sa bestia

di gioia, Lei,

può passare la porta stretta

sotto il cuore della terra

sotto il cielo parallelo con la schiena

-madre dalla lunga voce-

con il sangue avanza

-contra su chelu abantzu-

lavando il petto della cerva

fango che dorme alla luce

tutto il silenzio fuori dal torace

vita e moto le sue vocali in carne

allo scoperto. Ama

odorando l’Assenza, infine

comente cantu

ubriaca il dolore

in su bentu

4 agosto tramonto al boscovecchio