Non so la radice divina che tocchi
il limite matematico a dimora
solo un canto in lingua Sacrale
parole strette come un osso leggero
nell’orgasmo di petto alla gola
pronto a rinascere
su frori prus bellu
“sta nella ferita d’assenza
– mi dici- l’amore
nell’ombra chiara
delle prime rose”
Sta dove il dolore mi trasforma
le ossa nella tua guarigione
sa petza esposta al canto,
i seni in rose, sa bestia
di gioia, Lei,
può passare la porta stretta
sotto il cuore della terra
sotto il cielo parallelo con la schiena
-madre dalla lunga voce-
con il sangue avanza
-contra su chelu abantzu-
lavando il petto della cerva
fango che dorme alla luce
tutto il silenzio fuori dal torace
vita e moto le sue vocali in carne
allo scoperto. Ama
odorando l’Assenza, infine
comente cantu
ubriaca il dolore
in su bentu
poetella ha detto:
la tua nuvola somiglia alla mia!
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ventisqueras ha detto:
quel ritmico ricorrere al dialetto aggiunge note dolci come perle rosa
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Amina Narimi ha detto:
Grazie Ventis, ti abbraccio
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