Tra giganti e ostinati pescatori
l’enormità quasi innaturale
nel mare dell’ombra che ci sfida
al grasso d’olio agli spermaceti
fino alle ossa, all’ambra grigia:
la resistenza muta non ci salverà
Tutto scorre ma non passa
-come rondini finite in una stanza
picchiando la testa contro il muro-
pena l’ottuso atto di fiducia
del gabbiere
in assenza di vento
che dagli alberi sale i pennoni
quello che sa più di tutti dov’è
che il mare finisce e comincia
tra mistero e confine la terra
a métà del guado, dal nulla
(come) un fiume a Prati di Drava,
si fa attesa più certa . tensione
fondata
la mano instancabile che tocca i malati
di sabbia
plasmando un volto di carne. nel volto
affidarsi
nella seconda innocenza
al distacco – come punto d’arrivo
il “non Volere”-
Battendo cortecce di gelsi nell’acqua
fino alla pasta morbida e mite
-questa. e l’unica lacrima insieme-
ad asciugare sopra un telaio
pochi metri più in alto la luce
dove hai riposto le rose
inattaccabili. ma
quando mi sveglio dentro ai sogni
alle pareti fisso col respiro
mutissimi sapienti e oggetti interni:
colorano in amplessi le figure
con uno sguardo prima che dileguino
si stende sopra il ventre quel disegno:
di chi s’è messo a nudo
per essere
protetto
È da lì che muovono le Cose
-disegno scuole elementari-