Di queste cose che chiami
diamanti rilucenti
è una tortura il chiaro
di ogni mattino all’iride
che pulsa come sangue un’avventura
con aria d’anima
non riesce a passare
tra l’immagine e gli occhi :
c’è fitto di non vedo
quello che vorrei
e tutto il mondo immaginato
Oh, non darti pena Dost ! Accade.
La sera tardi e al risveglio
si fa sottile ogni strato della pelle
tanto da restare un velo solo
in quel momento esatto
e soltanto allora
vedo così bene tutto
che le lacrime fanno percepire appena
dove s’arresta il sogno e inizia il tempo
-È bellissimo?- Sì, lo è
All’incerta luce di una torcia
è Dove posso vederti a trovare le parole
guardarmi il viso immerso per capire
nel ventre della terra la carezza breve
che avvolge con dolcezza che dilata il desiderio.
Amato fratello che leggi la Rayuela,
che puoi saltare con la voglia identica
di volare tra gli occhi – disuguali amanti –
è latte materno il cuore degli uccelli, sai?
Un focolare acceso che tende un filo al cielo
sul quale camminare
una trama d’armonia con lo sguardo bianco,
di per sé incolmabile, superando se stessa,
che si separa in bimbi piccolissimi, e vicini
-non ci sono appigli nessun appoggio
per i nostri piedi
a vedere dritta la Natura –
fin dentro il corpo
-Mancarsi
al punto opposto dentro la Campana stessa
“Qual è il suono di una mano sola?”