I testi di Claudia Sogno, spesso veicolati dal dolore e sgorgati con la veemenza che soltanto le emozioni fatali riescono a esternare, oltre che personalissimi, posseggono la capacità di condurre il lettore in una trama dal coinvolgimento universale.
Viene spontanea la constatazione di quanto la poesia possa, seppure parzialmente, placare la sofferenza ineludibile, mitigarla quel poco o quel tanto che le parole consentono, con l’icasticità di versi appassionati; come questi in cui, nel capovolgimento dei ruoli, è la figlia che maternamente abbraccia e culla, che si fa dispensatrice di cura e tenerezza:
“…La voce spezzata di mia madre
bagnata nei capelli come una bambina
appena nata
conteneva quelle parole:
“non c’è più niente da fare”
Sono versi ammaliatori, non permettono distrazioni, a volte con il timbro travolgente di un crescendo che cattura l’anima. A volte sussurri, delicati come veli, fluttuanti alla brezza dei ricordi, sospesi tra l’immanenza del…
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