L’avvio della folata è una voce
che annega anche il tempo. l’abbrivo
del pianto in salita ferma i polmoni
una zampa scesa giù nella neve
Alifib
sepolto nel petto tra le costole e i rami
regge il silenzio -dal mio atrio al suo-
come bende avvolge il domani
–il mistero del viaggio in avanti–
il candore di una presenza mai vista
cola e si espande un respiro speciale
dove la terra veniva su nera
sulle tempie. s’intride di luce
il preludio alla discesa. Finisce qui
il mondo a me conosciuto. Come sott’acqua
nelle corde azzurre sotto la pelle
dentro un canto a dirotto, improvviso
“Alifi my larder
Alifi my larder”
a credere piano che passa
che dove fa male carezza
e cresce imparando lo sguardo la vista
-non dalla luce che l’occhio pretende-
Seguo le tracce nell’erba dei cervi
dove sdraiano a sera
gli occhi gonfi di chiaro
un giro lento l’incedere
un filo di canto alla gola
Vieni più vicino a vedere
come una donna mandei
si stringe a raccogliere il limo
sul greto del fiume
nell’ansa del ventre
ricostruendo quel nome
la forma del tempo
dove riemergere. A.Life