Nel silenzio duro brucia

dietro i vetri d’agosto

il buio andare -le tue ciglia

nere – alla promessa 

dove tenerti in vita

 

Ogni singola trafittura copre

la ferocia Ultima dei nervi

di qualcosa che finisce

in mater dolorosa. Succede ancora

-un corpo dal fuoco-

da avere un proprio odore

etereo– mi mette sulla via

il Risveglio attraverso l’opaco

la trasparenza d’averti chiamata

Sta tutta lì. nel bordo di grano

(Creatura muta)

Cristallina Dignità di tutto

Il suo abbandono al flusso

come bagnare i fiori  l’acqua

tornava giù da dove ero partita:
c’è spazio.C’è solitudine. Imprevedibile

legame misterioso. Consegna le visioni

attendere niente seduta a sentire

l’attrito. Quello che capita. La voce

che viene immaginata -ho imparato-

So come mi procuro la  sofferenza.

Calmo la tosse con l’orecchio

al suolo. Non soffro più di soffrire
Una pioggia sottile ripete la domanda

” Dov’è chi muore?”. Ripeto e spingo

avanti il muso l’esistenza delle ossa

senza lamenti. Oggi

una donna corre sul posto

– Mudita-  è casa. è Tu

e mi comprende l’inafferrabile gioia

di te l’accogliente postura 

del sorriso dove dimori. L’amore 

non finisce. è spazio

-figlio di tutto- Madre

fino al risveglio.

“Come stai?”

10 agosto 1472