Ti ho regalato sempre cose
Da possedere.
Come quel tronco così grande
Dove lo scalpello girava forte a scavare
fino in fondo, a contenere ghirlande
brillanti, grovigli di sorrisi il tuo stupore
quando ti voltavi all’albero
e non erano viole del pensiero!
Ho imparato a fare lontano un suono
non sobbalzare al tremito delle mani,
a partire dai bordi della ciotola, vibrare
per un viaggio lungo. Poco a poco
dove s’incurva, oltre i muri, per le strade
udirlo fino al fiume e ancora. nel profondo
mi sono preparata a sparire dalle stanze
a risalire l’aria, gli alberi, con le punte
della dita sopra l’acqua lentamente
dentro il palmo verso il buio che trascina
l’eco nella luce levigata. per il dono di domani
ho imparato a fiorire come felce
negli occhi crescere il segreto:
invisibile cosa s’innalza in suono
-strada fra tutte-
si propaga come una preghiera
l’eco Tuo senza voce canta
del figlio fatto della mia sostanza
che ogni notte mi stringe mentre dormo
le mani inconsapevoli di mamma
Un’immagine si volta e vive
Quasi non accadesse altro.
Solo così sappiamo Noi
del dono di domani