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Al ritmo delle sizigie
le tue epifanie – cuore
che impara l’occultazione-
in una sole luce retta
ripetendo il miracolo
della congiunzione il filo
che tiene i vivi e i morti
insieme – un vento bianco-
purezza inscritta nel sale
l’impronta delle mani nuda
interrompe la distanza intera
sulle cose. ti sentirò tremare
nel limpido splendore della carne
umida come un frutto teso
alla vigilia della pioggia bere
Aperte sulle mie colline dilatate
oscillano selvatiche le braccia
nel blu carsico della tempesta
estrema resta la fondazione
dell’ecchimosi serena nel penetrato
sogno, scalza sul tuo sterno,
danzo come fossimo una genesi
Cerchio Cardinale Aleph