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E’ troppo minuscola la distanza tra le dita

fra te e Te e la terra fitta

del ventre non conosce il circo.stante

solo l’ombelico

il resto e’ ordinato buio

nei suoni di altri

più volte c’è da cadere

per incarnarli

 Una membrana doppia

tra i nostri occhi vedenti

 e lo sguardo altrui , c’inchina

solo il ricordo nella bocca

quando lo tocchi  disegna

la sua punteggiatura, l’aria

 un compiuto carico di attese

Risorsa inaudita fare un “passo”

dentro la paura

spostarsi. nel fiume carsico

dei segni

farsi spazio gravido l’istinto

migrazione ogni volta un  “parto” …

di quel suono che fa l’aria quando migra

luce dell’acqua  dove cala l’ll sole

Controcanto il ritorno, suo Zahir

la guarigione, ancora vibra