Mio figlio, unico, l’ha cresciuto il cielo. a gioia
Ottantotto giorni buio -in attesa-
le spalle lente d’anima
recisa oscurità.consentita
per dare alla luce. Vivendo.
-Quando hai fatto La più Tua
grande Rayuela, in cielo,
saltando dal ventre
senza respiro, ti ho lasciato
uscire. Tremante. Del resto
avevi la determinazione di un fiore
ed io un pugno di terra,
malmessa.
senza radici nè odore-
Poso l’orecchio sul bronzo,
lucenti le sento parlare
voltarsi al mio giunger la sera
“Stiamo bene” – continuando
di un giovane che non conosco,
nella voce nel suono che mette mia nonna
per lui svela un cerchio di luce
che confonde mia madre, poi me
– Lo vedrai salire sugli alberi~dice~
scender la sera come una foglia
che cade
felice fare il salto dai tronchi
a raccoglier ninive, preghiere,
dai buchi. Oh !m’incanta :
quel suono perfetto che posa
disegnando un otto sull’erba
come un sorriso che tace
all’angolo della sua bocca
coi piedi tesi nell’aria
a schiarire i suoi occhi
“Sempre lo stesso quel canto
Lo fanno i bambini
del cielo.in rayuela”
-Agonia del discorso
ricombina il verdetto
nell’atto converge
il silenzio
si posa alla testa la strage
al banchetto delle lesioni
il perdono. In azzardo
singhiozzi.
Ponendo sul piede
funambolo
l’orlo di una poesia
senza lasciare pertugi,
giochi in apnea,
senza congedo.
il sangue privato d’amore
espulso in un tuorlo
l’aborto bruciò
le suppliche, il tempo
di un lampo Trovò
me. Sprovvista-
E’ accaduto al boato d’Epifania
quando mia madre ha potuto
fermare quel pianto.
“Calmati ora. Va tutto bene.
C’è qualcuno
Chiede di te. Asciugati il viso.
Non possiamo ti trovi così”
Figlia a terra.
senza paura
In cielo sgomenta
Madre.
Onorando la neve
Nel sole
Fermo
l’ll rosario
In un momento
L’urgenza
Di andare
Da lui .a gioia
La più mia
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