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Sapevo come fare contro la febbre maligna
che prende i cavalli ai polmoni,all’ape colla
con un coltello aprire la vena,a misura giusta il salasso
poi li facevo bere al biondodidio.
La sera gli davo cortecce
bollite di quercia che balla
otto giorni e stavano bene,
il male tornava lontano,
spento, tra i sassi
Generosa la vita,mica ti metteva addosso le mani !
gli occhi neri erano arditi,i polpacci ribelli
La terra torbida sotto i piedi di novembre
lo scalpiccio riporta i sassi, bollenti
–la febbre è tornata scura come acqua
troppo sottile la vena,sfilato il coltello-
Ho le mani addosso di tutta la vita !
Raccolgo i pesi nei pugni,inzuppati
come un rosario infilo quei grani
per ogni giorno concesso,Ringrazio
– non valse più in un momento-
Trema d’inverno il canto,oscilla nei campi
-Poso a Terra la gola – Silvana
dove l’ombra impastò il sole le vesti
-un cuore sudato- dove la pelle fa male
pronta al taglio di nuovi aquiloni
come il graduale di un pellegrino
-silente, come Betlemme-
( A Mia Madre)
cristina bove ha detto:
“Una donna sbatteva la luce
di là dall’amore,”
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