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Sapevo come fare contro la febbre maligna

che prende i cavalli ai polmoni,all’ape colla

con un coltello aprire la vena,a misura giusta il salasso

poi li facevo bere al biondodidio.

La sera gli davo cortecce

                      bollite di quercia che balla

otto giorni e stavano bene,

                      il male tornava lontano,

spento, tra i sassi

Generosa la vita,mica ti metteva addosso le mani !

gli occhi neri erano arditi,i polpacci ribelli

 La terra torbida sotto i piedi di novembre

lo scalpiccio riporta i sassi, bollenti

la febbre è tornata scura come acqua

troppo sottile la vena,sfilato il coltello-

Ho le mani addosso di tutta la vita !

Raccolgo i pesi nei pugni,inzuppati

come un rosario infilo quei grani

per ogni giorno concesso,Ringrazio

– non valse più in un momento-

                                                                   Trema d’inverno il canto,oscilla nei campi

-Poso  a Terra la gola – Silvana

dove l’ombra impastò il sole le vesti

-un cuore sudato- dove la pelle fa male

pronta al taglio di nuovi aquiloni

come il graduale di un pellegrino

-silente, come Betlemme-

 ( A Mia Madre)