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Sapiente filo d’erba
cenosi indifferente al fine
dell’ultimo respiro o della fame di farfalle
Nel cielo non c’è niente, dici?
Rimanere alla carne? -Rasoterra
Chiamandosi nelle cose
All’inguine del sogno,
dove riposa-
ti mostro le mie emozioni
senza vergogna come le piaghe-
quando si espande tra i nodi della gola
e il suo respiro al petto il latte scende buio
-Se accosto l’urna al ventre
e siamo in due
ogni notte
è togliere le bende o milioni di farfalle?-
un legno che scalda- dici –
come un’ancia che al fiato vibra
dentro la pelle, una ad una sfiora
le vertebre quel suono risucchiato
dietro la nuca risale,
poi sfugge, poi vola-